La Banda del Pallone è l’ottantatreesima junior/young – adult graphic novel della collana Tipitondi della Tunué che ormai non rappresenta più solo una sfida di coinvolgere e raccontare storie ai più piccoli attraverso l’arte sequenziale ma una conferma che il fumetto non è solo quello che si suddivide in puntate e non è solo per adulti.
Dal 2010 la collana Tipitondi ne ha fatto di strada, rappresentando un punto fermo per i piccoli lettori e anche per i fumettisti che vogliono parlare a quello specifico target creando storie auto-conclusive di formazione.
Questo è il caso di La banda del pallone scritto da Nebbioso e disegnato da Loris De Marco.
(Attenzione l’articolo può contenere spoiler!)
Matteo si trasferisce in una nuova città per essere più vicino alla mamma ricoverata in ospedale. Suo papà, una figura assente, è sempre in giro per il mondo.
La sua famiglia non la vedremo mai durante il racconto. Come personaggio secondario appare la nonna che sembra prendersi cura del ragazzino. Un ragazzino che ama giocare al pallone.
Lo sport per Matteo non rappresenta solo l’arte di dedicare il proprio tempo ad una passione, il pallone per lui rappresenta molto di più: un modo per fare nuove amicizie; un modo per sentire vicino la figura del padre, poiché in gioventù anche il papà praticava il fut-rua; un modo per non farsi prendere dallo sconforto e dalla paura; un modo per non sentirsi solo.
In La banda del pallone se io fossi Matteo mi sarei scoraggiata tantissimo, facendomi prendere dalla malinconia e dalla sensazione di solitudine per essermi allontanata dagli amici passati; di avere dei genitori distanti; di trovarmi piccola e sola in una città sconosciuta.
Matteo del pallone ne fa una necessità per risollevare la propria condizione sociale e personale. Non perde occasione per calciare un tiro in porta, per non darsi per vinto.
Riesce a mantenere non solo i rapporti con i suoi vecchi amici ma riesce a farsene dei nuovi e vivere insieme a loro fantastiche avventure.