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La canzone dei Maccabeats per George Floyd divide i fan

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George Floyd - musica - colpoditosse.com

I Maccabeats pubblicano su Youtube una canzone in memoria di George Floyd: polemiche tra i fans, divisi nella sezione commenti del brano.

I Maccabeats, un gruppo a cappella ebraico-ortodosso americano fondato alla Yeshiva University di Manhattan, a New York, hanno pubblicato un nuovo brano, dal titolo Say Your Name, in memoria di George Floyd.

La band ha dichiarato su Kveller, una rivista on line ebraica, che la canzone rappresenta un segno di lutto per la morte di George Floyd e per tutte le perdite umane avvenute in simili circostanze.

Continuano affermando che ciò che li ha spinti a pubblicare il brano è una conseguenza di un insegnamento della religione ebraica: la perdita di una sola vita, è una perdita per il mondo intero.

Il video di Say Your Name debutta con la una citazione del Premio Nobel per la pace 1986 Elie Wiesel.

maccabeats george floyd

Dice: “Ovunque uomini e donne siano perseguitati a causa della loro razza, religione o opinioni politiche, quel posto deve – in quel momento – diventare il centro dell’universo”.

Il video riprende i motivi del Black Lives Matter, utilizzando lo schema di colori, giallo/nero, proprio del movimento.

“E’ il nostro modo i aderire alla protesta”, sostiene il leader dei Maccabeats, mentre il video si conclude con l’immagine del murales dedicato a George Floyd.

Il brano su George Floyd che divide i fan

Say Your Name è il primo brano con cui la band prende una posizione politica vera e propria.

Un brano che avrebbe dovuto unire, si trova, invece, a dividere i fans dei Maccabeats nella sezione commenti di Youtube.

Alcuni incensano il gesto di solidarietà della band, ringraziandoli per provare a riavvicinare la comunità ebraica divisa per qualcosa che è intrinseco ai loro valori, la solidarietà.

Altri invece sostengono che il loro lutto per George Floyd è fuori luogo e si chiedono perché la band non abbia preso posizione per le cause ebraiche.

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Pierpaolo Manfredi, diplomatosi presso il Liceo Classico "Giuseppe Garibaldi" di Castrovillari, e attualmente studente universitario, ha da sempre raccolto stimoli intellettuali dai vari settori della società traducendoli in scritti di varia natura. Negli anni del Liceo ha contribuito con diversi articoli sul giornale scolastico ed ha avuto esperienze con La Repubblica on-line grazie al progetto di alternanza scuola-lavoro. Attualmente collabora con diverse riviste culturali italiane, tra cui Il filo rosso, con sede a Cosenza, e L'isola che non c'era, con sede a Milano. Oltre che in italiano, parla e scrive correntemente in inglese e francese.