Tra le novità di fine agosto, troviamo Pelle di mille bestie, una rivisitazione della favola popolare Pelle d’Asino dei fratelli Grimm.
Ad adattarla nella scrittura e nel disegno è Stéphane Fert, giovane autore francese. In Francia è edita da Delcourt mentre in Italia è curata da Tunué.
LA TRAMA DI PELLE DI MILLE BESTIE
Il giovane Lou, viene salvato da una bellissima ragazza, che abita nel bosco. I due fanno amicizia, si scambiano un bacio e la promessa di rincontrarsi il giorno successivo nello stesso luogo. Ma la ragazza non rispetta l’appuntamento, di lei nessuna traccia.
Grazie all’aiuto di una particolare fata che sembra somigliare più ad una strega, Lou scopre il tortuoso passato della bella: la principessa Ronces è scappata perché vittima di un maleficio teso da suo padre.
Dopo averla abbandonata nei boschi per tanti anni, vedendo la bellezza della ragazza superare quella della defunta moglie, decide che dovrà diventare sua sposa.
Ma Ronces si rifiuta e preferisce scappare e vivere nel rancore e nel maleficio che gli ha lanciato, piuttosto che sposare quel padre che ha perso il senno. Così dopo aver ascoltato la storia, Lou decide di mettersi in cammino per salvare Ronces da quel triste destino.

LA STORIA
Sthépane Fert sembra avere capito la struttura narrativa delle favole, dopo aver metabolizzato la lezione appresa, riesce a sovvertire alcune delle regole principali.
Togliendo il finale del “vissero insieme felici e contenti” ha creato un’architettura diversa della storia che arriva a toccare l’aspetto caratteriale e fisico dei personaggi, facendo fuoriuscire l’individualismo nei protagonisti e sovvertendo i ruoli a cui eravamo abituati (e in parte anche stufi): il principe alto, bello, biondo e forzuto che salva la sua bella e la principessa minuta, delicata, in attesa che il suo destino si svolga, nel bene e nel male.
In la Pelle di mille bestie, Sthéphane Fert è riuscito a rimodellare anche alcune caratteristiche della fata madrina che in questa storia è molto più vicina al gracile Lou e non alla bella principessa, dalla corporatura piena e massiccia.
Anche il ruolo dell’amore cambia: non viene percepito come “fautore di salvezza”. Siamo soliti leggere nelle fiabe che è grazie all’amore che prova il principe che la principessa di turno viene salvata dalle grinfie della strega cattiva.
In questo contesto l’amore è il sentimento che salva l’anima di chi quel sentimento lo conosce, lo prova, lo vive.
I DISEGNI DI STÉPHANE FERT
Stéphane Fert miscela due modi di rappresentazione visiva. Anche se la graphic novel* Pelle di mille bestie è stata creata con computer e tavoletta, porta oltre ad uno stile illustrativo, anche la corposità di uno stile pittorico.
Non è un segreto il suo amore verso gli artisti post impressionisti come Gauguin e Cézanne, e del fauvista Matisse.
Ma ritornando alla Pelle di mille bestie, Stéphane Fert utilizza una palette ristretta di colori, a secondo dell’evento che sta per scatenarsi. Predilige i viola, i verdi e gli azzurri nelle varie tonalità; colori propri del mondo magico.
Le figure dinamiche sono il risultato di anni passati negli studi di animazione. Anche se a prima vista possono non rispettare regole anatomiche, risultano funzionali da non disturbare la lettura o da far sembrare acerbo il lavoro, anzi, conferiscono maggiore caratterizzazione al racconto.

CONCLUSIONE
Non ho letto “Pelle D’Asino”, dei fratelli Grimm, quindi non sarei capace di fare paragoni tra le due storie. Il mio è stato un approccio diretto, come se fosse una storia del tutto originale, con qualche innesto di magico conosciuto, come la figura di Morgana.
La storia più che femminista, come definita da alcuni, la trovo paritaria, dove la forza del protagonista non è circoscritta al bello muscoloso che fa roteare le spade come fossero stuzzicadenti e il ruolo della principessa non è passiva dinnanzi agli eventi. E questo mi è piaciuto assai.
Stéphane Fert ritiene che sia un libro adatto dagli 11 anni in su, ma ritengo che già dai 7/8 anni è possibile leggerlo. In fin dei conti ci si relaziona al mondo favolistico ed è concesso anche ai più piccoli.
In definitiva: è una bella fiaba trasportata sul fumetto.
Noi di colpoditosse.com abbiamo avuto la fortuna di leggerla in anteprima grazie alla grandiosa Tunué.
*FUORI PROGRAMMA
Si lo so, affermerai che si dice il graphic novel perché come sostiene l’Accademia della Crusca novel non si traduce con novella, ma con romanzo e quindi la versione corretta sarebbe con l’articolo al maschile.
Sinceramente lo trovo meno sonoro. Decido di perseverare nell’errore e chiedo scusa per la lunga parentesi, però è giusto che io metta le mani avanti, visti i tempi, non si sa mai.