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Ecco perché celebriamo il Disability pride month

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Giugno è finito, ma l’ondata di orgoglio continua. Se giugno è il pride month della comunità LGBTQIA+, luglio è il mese dell’orgoglio delle persone disabili. Prima di parlare del disability pride month, apriamo una parentesi per fare chiarezza linguistica: ma si dice persone disabile o persona con disabilità?

Utilizzare un linguaggio non discriminatorio è importante, partiamo da questo presupposto, perché consente di rivolgersi alle altre persone senza farle sentire ingiustamente a disagio e/o senza offenderne la sensibilità per via di alcune caratteristiche proprie di quella persona. Se si vuole parlare di disabilità e con le persone disabili, senza perpetuare degli stigmi sociali, ci sono delle espressioni sicuramente da evitare: handicappato, che porta con sé un retaggio culturale e rimanda a un periodo storico in cui le persone disabili erano escluse dalla società ed in cui la disabilità era fortemente stigmatizzata associando ad essa una forma di “mancanza” e “minorità”; portatore di handicap, come se la disabilità non fosse una caratteristica propria dell’individuo, ma un peso oneroso da portare sulle spalle – tipo la croce del Cristo – che rende peggiore e irrimediabilmente triste e vuota la vita di chi è disabile. Entrambe le espressioni deumanizzano le persone disabili, mettono in secondo piano il fatto che si parli di persone, e fanno coincidere totalmente l’identità dell’individuo con la propria disabilità dimenticando che tutti sono attraversati da identità multiple. Non si è mai “disabile e basta”, si è sempre una persona contraddistinta da un insieme di caratteristiche differenti.
E allora il dubbio resta tra persona disabile e persona con disabilità, qual è la differenza? In realtà, entrambe le espressioni sono accettata dalla comunità delle persone disabili nel suo complesso, la differenza sta nella prospettiva che si adotta usando un’espressione al posto dell’altra. Persona con disabilità (person with disability) è un’espressione person-first language, usata soprattutto nei contesti istituzionali, e mette in primo piano la persona in quanto tale; persona disabile (disabled person), al contrario, è un’espressione identity-fisrt language ed è utilizzata dagli attivisti per i diritti delle persone disabili, per rivendicare lo status di minoranza oppressa. In italiano è meno immediato, ma l’aggettivo disabled enfatizza che sia la società a disabilitare alcune persone.

Ma perché esiste un pride per le persone disabili? Proprio come accade con le persone della comunitò LGBTQIA+, le persone disabili crescono in una società abilista che dice loro di essere sbagliate a causa di qualcosa, di una componente della loro identità, che non hanno scelto. A differenza di ciò che accade per le persone della comunità LGBTQIA+, viste come “esseri perversi” o “contro natura” e dunque intrinsecamente malvage e da evitare, lo sguardo rivolto alle persone disabili è stato duplice. Da un lato la disabilità è stata percepita come una “punizione divina” e quindi la persona disabile sarebbe una sorta di “maledetto” da allontanare, dall’altro lato sono state viste come esseri incompleti da compatire privi della capacità di autodeterminarsi.

Il disability pride month è un’occasione per ripetere che nascere o diventare disabile va bene, che si può provare orgoglio nell’essere una persona disabile. La disabilità non rende le persone meno degne di essere amate, la disabilità non rende la vita più grigia o triste e incompleta, la disabilità non priva le persone di sogni e ambizioni, la disabilità non annulla la persona con tutte le altre sue caratteristiche, la disabilità non impedisce di vivere compiendo delle scelte e autodeterminandosi.
È la società a vedere le persone disabili come gusci vuoti e privi di vita e personalità, ma il rischio è che le persone disabili interiorizzino un simile sguardo ed ecco perché è importante difendere il proprio orgoglio disabile e per aumentare la consapevolezza sulla disabilità.

Il primo disability pride è stato festeggiato a Boston, in Massachusetts, nel 1990. In Italia la storia del disability pride è più recente, il primo è stato celebrato solo nel 2015 grazie all’impegno della Disability Pride ONLUS col suo presidente Carmelo Comisi.

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Studentessa e aspirante scribacchina. Colleziono figuracce e nel tempo libero, per evitare di impazzire, prendo lezioni di cinismo e vado a caccia di cose belle.